mercoledì 12 novembre 2008

Vi spiego perché il 14 novembre ...

Potrebbe essere normale chiedersi se abbia ancora senso manifestare il 14 novembre contro una presunta riforma dell'università (la mia idea personale è che sia una manovra finanziaria sull'università e non una riforma N.d.A.) a fronte del nuovo decreto di legge appena pubblicato in gazzetta ufficiale.
Premesso che considero il decreto del 10 novembre per certi versi innovativo e coraggioso nell'ambito italiano (tentare di immettere una valutazione di meritocrazia per la distribuzione dei fondi N.d.A.) e un primo passo per venire in contro alle problematiche che le recenti leggi sull'università aveva aperto, rimane il fatto che le norme lì contenute non cambiano nulla rispetto alla situazione precedente alla sua emanazione. Se proprio vogliamo essere buoni rendo solo leggermente più dolce gli effetti catastrofici della legge 133/2008. Infatti, tale legge programma fino al 2012 una serie di tagli progressivi al FFO (Fondo di Funzionamento Ordinario N.d.T.) raggiungendo la punta del 15% del FFO, tagli che porteranno non certo ad una riduzione degli sprechi, ma bensì ad un ridimensionamento sia dell'attività formativa sia di ricerca.
Il nuovo decreto legge non tocca minimamente questo punto aggiungendo, per esempio, fondi da dare in base alla valutazione degli enti, anzi i tanti sbandierati 500 milioni di euro, che tutti citano, da dare meritocraticamente sono fondi già previsti nel FFO e non aggiuntivi fondi per l'università.
Il secondo punto è quello del turnover, che nella nuova versione è un po' più dolce rispetto a quello prospettato nella legge 133/2008. In verità non è affatto una vittoria, anche se lasciare all'università il 50% dello stipendio rispetto al 20% è meglio che nulla. Infatti, affermare che il pensionamento di un professore ordinario porterà all'assunzione di due nuovi ricercatori è alquanto ottimistico, tabelle stipendiali alla mano, senza considerare che chi va in pensione potrebbe anche essere solamente un professore associato.
Altra considerazione che bisogna fare, ma che sul turnover è importante da fare è che il limite di spesa viene calcolato sul “personale a tempo indeterminato complessivamente cessato dal servizio nell'anno precedente”; questo significa che qualunque cessazione di servizio verrà trattata in modo uguale dal pensionamento, al trasferimento (anche trasferirsi ad un'altra università italiana implica una cessazione di attività N.d.T.), alla cessazione per decesso. Quindi bisogna sperare che a nessuno venga proposto un posto migliore di quello che ricopre oppure che gli capiti qualcosa, altrimenti potrebbe essere alquanto difficile sostituirlo, con tutti i problemi che potrebbe implicare avere persone in meno nell'ottica del rispetto sia dei requisiti minimi per l'università oppure di fornire specifici corsi.
Per capire la vera dimensione della vittoria di Pirro che rappresenta questo decreto se non succederò nell'altro, bisogna combinare gli effetti di questo decreto a quelli della legge 133/2008. Infatti, questo decreto fa si che le università che spendono più del 90% del FFO a loro assegnato in stipendi non possano effettuare alcun turnover (cosa che anche a prima vista sensata, è alquanto discutibile). Queste università “cattive” nella gestione finanziaria vengono punite impedendogli di “sperperare” risorse assumendo nuovo personale. Però i tagli al FFO hanno anche come effetto di creare sempre più università “cattive”: se nessuno va in pensione, ovviamente gli stipendi non diminuisco, ma diminuendo i fondi per il funzionamento la percentuale per gli stipendi inevitabilmente si alza e con un taglio del 15% nel 2012 ha come conseguenza che tutte le università italiane saranno inesorabilmente giudicate cattive impedendo qualunque turnover.
Non è una forzatura ma semplice verità affermare che gli effetti catastrofici dell'applicazione della legge 133/2008 permangono e che siano solo resi un po' più dolci agli occhi del pubblico. É normale quindi il 14 novembre manifestare il nostro dissenso, perché se fino a prima di questo decreto esistevano dei reali motivi per manifestare, tali motivi esistono tuttora. Inoltre bisogna ricordarsi che questo è un decreto legge che dovrà essere convertito in legge e che nulla vieta che il governo posso fare ulteriori passi avanti sia verso una vera e propria “abolizione” della legge 133/2008 sia verso la definizione di una vera riforma che migliori effettivamente il mondo universitario.

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